Poi leggi articoli come quello di Pirani su “La Repubblica” e ti rendi conto di quanto, una volta di più, sia necessario raccontare altri modelli che, da anni, portano risultati concreti e tangibili.
A differenza di quanto sostiene l’autore del pezzo, la raccolta differenziata porta a portaspinta dei rifiuti non costa di più dei sistemi spalleggiati dalla gran parte della politica nazionale che prima crea (ad arte) le emergenzeper poi invocare soluzioni che sono contro il buonsenso e, tra le altre cose, ciò che ci chiede nientemeno che l’Europa. Abbiamo dimostrato, e da anni, che il porta porta spinto costa meno dei sistemi a cassonetto stradali. Questo perché, a parità di produzione rifiuti, diminuendo tantissimo il peso dei rifiuti cosiddetti indifferenziati, il bilancio economico chiude con un saldo positivo. In più, sempre a parità di rifiuti, con il porta a porta si creano molti ma molti più posti di lavoro capillarmente distribuiti sul territorio e i cittadini ci guadagnano, grazie ad una tariffazione puntuale che consente di premiare i virtuosi penalizzando chi fa peggio la raccolta.
Non sono opinioni da bar, ma esperienze concrete, consolidate e verificabili. Potrei citarle decine di comuni italiani: da Ponte nelle Alpi (Bl) a Camigliano (Ce), passando per Trento, Parma, Treviso, Capannori (Lu). Basterebbe che lei visitasse l’Italia giudicandola non con i pregiudizi e i ritornelli che da vent’anni e oltre, sulle tematiche ambientali, certi ambienti rilanciano stancamente.